Dispacci #2. L’arazzo di ogni tempo

12 Luglio 2022

Skellig Island, 17 km dalla costa del Kerry, sede di un monastero del VI secolo e set degli ultimi episodi di Star Wars: Luke Skywalker e i manoscritti Jedi come Colombano e gli antifonari negli oratori celto-cristiani. Il neomedievalismo, il futuro trapassato, le New Dark Ages. Dietro questa glassa troppo facile c’è uno scavo più importante da fare: il percorso carsico delle immagini, la pista warburghiana, l’iconologia immaginifica.

Oggi stanno nascendo nuovi bestiari, nuovi scriptoria stanno per essere fondati, nuovi imbuti culturali decideranno che cosa resta e che cosa calerà nell’oblio. Una parte del sistema intellettuale italiano, ancora settato agli anni Novanta del Novecento, prova a perpetuare canoni sempre meno riconosciuti da attori e spettatori culturali. Invece ci sono esploratrici e contrabbandieri che hanno capito che bisogna andare a Skelling Island per ripensare tutto. È quello che è accaduto ad esempio con il progetto corale Being There. Oltre il giardino.

Tutto parte da una call con una sola, semplice domanda: “qual è la tua idea di luogo naturale?”. Nello spazio di due anni, fino al 31 gennaio 2022, sono state raccolte circa 400 risposte (immagini, testi, schizzi), tutte ridisegnate da Claudia Losi e riportate su una banda di tessuto jacquard lunga 18 metri. L’esito è un arazzo multiprospettico, multistabile, multicomplesso che, come un paesaggio di paesaggi, combina tra loro quattrocento sguardi diversi sul senso del luogo, sul concetto di ambiente, sul rapporto tra identità e immaginario, fino a comporre un rotolo narrativo zoo-fito-terio-geo-grafico delle alternative possibili alla distruzione del sistema-Terra.

L’arazzo è stato esposto alla Rocca Roveresca di Senigallia, un grosso forziere medievale-rinascimentale che palesa così una connessione quasi ovvia, quella con il grande Arazzo di Bayeux: 68 metri di tessuto ricamato con le vicende dell’invasione normanna dell’Inghilterra del 1066, 1515 immagini di persone, animali, edifici, alberi. Ma perché è stato fatto? Propaganda? Celebrazione? Conciliazione? Forse una benda per fasciare il trauma dell’invasione, un esorcismo benaugurante sull’orlo della catastrofe? E che cosa c’è oltre il giardino decaduto? Il medioevo prossimo venturo sarà pieno dei messaggi che sapremo lanciare oltre la faglia del tempo.

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