Mafia capitale e lo sguardo cieco della benda

6 Dicembre 2015

Sarà a causa della mia passione per L’isola del tesoro di Stevenson, in tutte le sue edizioni e formati e adattamenti. Sarà perché nelle immagini che fin dall’inizio sono circolate del grande capo cattivo di Mafia capitale non si vede quasi niente, tranne uno scarno identikit e una foto ingiallita, oppure una foto da ragazzo a confronto con una più attuale. Ma, per me, quel viso di Massimo Carminati presentato ai media con una fototessera anni Ottanta, con uno sguardo duro, la barba nera di tre giorni, gli occhiali cromati, ha un solo segno distintivo: è il cerotto che chiude l’occhio sinistro, il marchio del pirata.

 

Come fosse Long John Silver e il suo messaggero cieco messi insieme, Carminati ci guarda per farci paura: è il crudele capo dei pirati di racconti leggendari, con tanto di benda. E mi sono scoperto a raffigurarne il resto del corpo e la gamba che zoppica, alla Gambadilegno, o meglio con la “gamba di gesso” della baba jaga delle favole nere studiate da Propp. Come a dire un morto che cammina, o meglio un quasi morto, un essere in between tra il mondo ctonio e quello alla luce del sole. Mondo sommerso, oscuro, della malavita, e mondo socialmente impeccabile dei ritrovi al ristorante nel centro di Roma, per trattare confidenzialmente i propri affari.

 

Cosa significa un occhio bendato oggi, nel nostro immaginario? Parla di dolore privato, di cupa ostinazione, di risentimento. È un muro di insondabile spessore, dietro cui si cela l’impossibilità di cogliere lo sguardo dell’altro. Alcuni pittori lo sanno: Paul Klee si dipingeva come icona mortuaria, con gli occhi chiusi, oppure con un occhio aperto e uno chiuso, anzi, meglio, rivolto verso l’interno. Ritrarsi vedente e veduto, per i pittori, era un modo di ragionare sul visibile e l’invisibile: mi mostro e ti guardo, ma al contempo guardo altrove, dentro di me, pesco nel mio mondo soggettivo. Ci sono guerci cattivi e guerci rovesciati in eroi positivi, come il Capitan Harlock giapponese. E forse il guercio positivo più famoso, ribelle contro il sistema, è il personaggio di Jena/Snake Plissken (interpretato da Kurt Russell) in 1997: Fuga da New York di John Carpenter.

 

Nel caso di Carminati, però, la benda ci inquieta. Se parla di un ribelle, non lo rende simpatico, bensì pericoloso. Il suo occhio guercio indica un mondo interiore lontano, imprendibile, muto. La benda da pirata di Carminati, insomma, blocca l’empatia, mentre ci allerta di una efferatezza malcelata o, forse, ostentata.

 

 

nicola.dusi@tiscali.it

Se continuiamo a tenere vivo questo spazio è grazie a te. Anche un solo euro per noi significa molto. Torna presto a leggerci e SOSTIENI DOPPIOZERO