Animali in versi

9 Giugno 2022

Quant'è ricca La poesia degli animali! Da sempre, e abbondantemente, i poeti si sono rivolti agli animali per trarre ispirazione, interrogare il mistero della vita, nostra e loro, imparare, onorare, esercitarsi in libertà. Così, non può non risultare corposissima la ricerca condotta da Mino Petazzini (già autore, sempre per Luca Sossella editore, di La poesia degli alberi, oltre che educatore ambientale per la Fondazione Villa Ghigi di Bologna) attorno alle poesie di ogni tempo e di ogni luogo dedicate a vari animali domestici.

Antologia zeppa di suggestioni, versi, firme, informazioni, questo volume di mille pagine può essere percorso a piacimento, nella sua sontuosa vastità, entrando e seguendo vari sentieri. A zone.

Partendo dalla bella cover, deliziose figurine di animali ci accompagneranno, dentro, segnando con la loro minuscola sagoma i capitoli così da ricordarci in quale settore della casa/fattoria ci troviamo, in quale stanza della poesia (dovessimo aprirlo random, come capita ed è bello fare): in questo libro si incontrano autori e animali e questi incontri avvengono partendo da diversi sentieri, a scelta o a caso.

Una volta aperto, si può procedere in vari modi. Si può leggere La poesia degli animali partendo dagli autori, e allora si seguirà l'indice dei nomi; ogni poeta può offrire diversi testi, misurarsi con il canto in onore di specie diverse, regalandoci sguardi sui vari aspetti della vita animale: la morte, gli amori, il parto, i sacrifici, il lavoro. Ognuno ha la sua cifra, più cifre, dipende. Le poesie vengono dispiegandosi in tantissime forme, brevi, distese, antiche, moderne, si fanno in forma “realistica”, oppure ci si ferma sui simboli, o si scherza con le parole (un caso su tutti Balestrini con una signorina Richmond sulla parola cane, con cane che gioca con pane, carne, cuore, cane di paglia, cane quotidiano, cani che corrono, mettiamoci un cane sopra ecc).

Oppure si può entrare in questo libro percorrendolo proprio per animali, seguendo le diverse sezioni: dopo un prologo generale, vengono presentati in ordine alfabetico, dall'A di anatra fino alla T di toro (sono animali domestici, per gli animali selvatici e gli uccelli sono previsti altri due volumi a cui l'autore sta lavorando e che comporranno una trilogia davvero notevole, alla fine), con il gatto che la fa da padrone: Gatto che non è sempre stato nella medesima posizione nella gerarchia dei pet, ma che ha attraversato varie epoche e varie fortune prima di diventare, com'è noto, l'animale totemico della poesia moderna e contemporanea – “Sparpagliare le fusa/ per i campi la valle/ la collina, fino alle cime e alle costellazioni/ ai mondi più lontani. Fare le fusa con lei/ con lei – la mia sovrana” (Mariangela Gualtieri, “La miglior cosa da fare stamattina”) o “Gatto/ Occhi di mentecatto/ Passi distratto/ baffi di scatto/ pelo compatto” (Franco Fortini, “Piccolo zoo”).

la poesia degli alberi

Segue a ruota, nella top ten dei più amati e familiari, naturalmente il cane con le sue mille razze selezionate in migliaia di anni dall'uomo. E da millenni l'uomo canta il suo amico e compagno, per cui si parte da Argo (forse un levriero primitivo?) e si arriva, nell'introduzione, a Snoopy e alla Pimpa, passando per ogni epoca. Le introduzioni di Petazzini alle singole specie, infatti, sono sia brevi trattati di etologia sia piccole storie della poesia, e ci parlano anche di animali a cui non pensiamo spesso in “forma poetica” come, tra altri, api, tartarughe, tacchini, che, pure, sono poeticissimi a volerli guardare bene (e poeticamente).

Il cane ha cento e più pagine dedicate a lui ma comprendiamo bene che l'autore, pur avendo svolto una ricerca così meravigliosa, possa avere il dubbio di aver tralasciato qualcosa, perché il cane vive con moltissimi di noi, poeti compresi, davvero da sempre.

Infine, questo libro si può leggere per nazionalità dei poeti e diventa allora intrigante vedere come le diverse culture e tradizioni affrontano, di volta in volta, il cavallo, il gatto, la tartaruga, il pavone, il maiale.

Ecco, il maiale è un ottimo esempio dell'approccio di Petazzini alla sua ricerca, illustrata nelle prime pagine introduttive. Il maiale è esponente forse per eccellenza dell'animale da mangiare, a cui infliggiamo tremende sofferenze negli allevamenti e che facciamo nascere esclusivamente con la prospettiva, un giorno, di essere macellato e mangiato (“senza buttare niente”, tra l'altro). Il maiale qui, insieme alla mucca (o meglio toro, vacca e bue), ci offre l'esempio di come in realtà il dolore animale non è stato trascurato dai poeti: “è stato detto molto più di quanto immaginavo, e con parole che toccano la nostra coscienza, come uno specchio che non mente e svela, con accenti strazianti, la cruda verità”, sottolinea Petazzini (e “La canzone della cagna” di Esenin che canta la cagna a cui hanno tolto i cuccioli appena partoriti è piena di strazio e impotenza).

Crudeltà, violenza, morte. Alla morte del maiale dedicano versi in tanti, ricordiamo al volo Di Ruscio “Il maiale scannato che dà l'ultimo fiotto di sangue caldo/ e mio padre con una bacinella come sotto una fontana/ cucinare il sangue di maiale/ la bocca come fosse piena di sabbia” (55, Firmum), Seamus Heaney “Ammazzavamo i maiali all'arrivo degli americani./ Un martedì mattina, sole e sangue di scolo/ fuori il mattatoio. Dalla strada principale/ devono averli sentiti squittire,/ poi il silenzio e la vista di noi/ in guanti e grembiuli scendere dalla collina.” (Anahorish 1944), Vinicio Capossela “Ma se è destino morire scannati/ Voglio pure farvi beati/ E che non si butti via niente/ Di una vita in sacrificio per voi/ Di una vita in sacrificio per voi” (Il testamento del porco). A risollevarci dall'angoscia (e dai sensi di colpa) con immagini inattese sono solo in pochi, Roald Dahl con l'intelligente Piggy che si mangia il suo contadino allevatore prima che il porcaro mangi lui “dovete solamente capire che Piggy/ si è mangiato il contadino Bland/ se lo è mangiato dalla testa ai piedi,/ un pezzo alla volta, con gusto e lentamente.” (Il maiale) e Kobayashi Issa: “Spunta il muso/ di un grosso maiale.../ giunchi fioriti./ Nel vento invernale/ il maiale ridacchia/ nel sonno.”

Petazzini non è vegetariano e dichiara che farebbe fatica a diventarlo ma riconosce che c'è una sensibilità nuova attorno agli animali, che si impone sempre più, e che ci pone delle domande. Di sicuro, la lettura di questo libro contribuisce ad avvicinarci agli animali rendendoci più umani e, mentre ci divertiamo con tenerezze e carinerie o patiamo con loro e per loro, non possiamo non riflettere. Guardare gli animali a noi più vicini significa guardare noi stessi, alla fine, uomini e donne, come succede con “Ella Mason e i suoi undici gatti” di Sylvia Plath che ci parla di gatti, di una donna, di un paese, di una vita da gattara che diventa un po' vecchia gatta pure lei.

E l'avvicinarci agli animali che abbiamo scelto di accogliere nelle case e nelle corti da millenni, in una lenta ma incessante opera di conoscenza e adattamento reciproci, smuove in noi questioni profonde continuando a farci progredire, migliorandoci.

La poesia degli animali, un'antologia di testi su cane, cavallo, gatto e altri animali domestici, a cura di Mino Petazzini, Luca Sossella editore, pagg. 1019, euro 30,00

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TAGGED: animali , Poesia